Un piccolo asilo concepito come una magica dimora rivestita in mattoni, delinea in una rigida impostazione simmetrica un edificio che vuole regalare compostezza ed educazione in opposizione alla futile e volgare pluralità dei linguaggi della periferia.
I paramenti si aprono all’intorno grazie ad un’articolazione di bucature che sottolineano la composizione per masse murarie e si disegnano ricorrendo al cerchio e all’arco rifuggendo dalle matrici del modernismo razionalista senza mai sfociare nella leziosità, così da scongiurare le tentazioni del post-modern.
Piuttosto in questa fabbrica, soprattutto il fronte d’ingresso e la facciata sul giardino retrostante con le imponenti aperture circolari, si leggono le suggestioni dell’architettura di Massimo Carmassi dei tempi dell’ufficio progetti del Comune di Pisa (ma anche di Paolo Zermani e Adolfo Natalini). Il che appare certamente non occasionale e piuttosto significativo nella produzione di un architetto funzionario del Comune di Benevento. Quest’opera si segnala per essere un’ulteriore buona prova progettuale degli uffici tecnici comunali.