Motivi neoplastici e gropiusiani per la Scuola Mazzini, progettata da Frediano Frediani con focoso impeto razionalista, primo episodio di quella vera e propria agorà dell’educazione che è Piazza della Rivoluzione.
Un edificio che mostra una sapiente articolazione d’incastri di volumi sin dalla definizione dell’invito all’ingresso che sfrutta l’angolo d’incontro tra i due bracci delle aule per innestare una pensilina e un bianco parallelepipedo rivestito di travertino svettante in altezza rispetto ai prospetti delle aule didattiche, questi ultimi con paramenti in mattoni segnati da generose finestre in lunghezza. Il lato più lungo ha come terminale un volume semicircolare che al piano superiore lascia a vista la trave di coronamento sostenuta da esili pilastri con il corpo di fabbrica arretrato, quasi a citare accenti di Costruttivismo sovietico come già rielaborati da Giuseppe Terragni.
Il braccio corto ha come terminale una seconda scala, oltre quella dell’ingresso principale, facilitando l’innesto del corpo di fabbrica della palestra e annessi servizi, con un ingresso esterno indipendente segnato dalla statua del Discobolo. La palestra si trovava sopra un’altra aula adibita a spazio comune, come refettorio – aula magna, oppure ulteriori attività ginniche.
Questa parte della scuola, celata alla vista dalla piazza, era protetta da un muro di cinta con il sistema trave pilastro a vista ad esaltare accenti di purismo classicista.