Il Palazzo delle Poste è il primo edificio collettivo che a Benevento e provincia segnala la presenza del regime fascista in un impegno ai massimi vertici dell’istituzione pubblica, a cominciare dai nomi dei progettisti, Angiolo Mazzoni e Roberto Narducci, dirigenti degli uffici tecnici centrali di poste e ferrovie.
La sua collocazione è rivelatrice di una volontà di aprire la città ad un contesto che guarda oltre le mura antiche.
La struttura si delinea nell’articolazione di due ali, una più lunga ed alta contenente la grande sala aperta al pubblico, mentre una seconda più bassa e meno lunga inglobava il centro telegrafi. Cerniera, tra i due corpi di fabbrica, un doppio tamburo che comprende il vano d’ingresso che si allinea all’ala telegrafi, mentre il secondo cilindro dal diametro minore ma più alto addirittura svetta sopra l’ala più lunga.
La coerenza delle bucature, in sequenza strette ed alte, l’alternarsi di intonaco e marmo policromo, la natura asciutta e scatolare dei volumi, l’articolazione degli innesti, declinano un edificio che pur non segnalandosi per leggerezza, denota l’avvento di un modo nuovo di concepire l’architettura.