L’edificio sorge lungo la via De Caro, strada di collegamento tra il nuovo centro direzionale di Benevento e la sede dell’Università a via Calandra. La struttura governa il dislivello del lotto attraverso una forma perentoria e simmetrica che in corrispondenza dell’ingresso si attesta alla quota della viabilità. L’edificio è sfondato al centro mentre due grandi aperture laterali risultano chiuse da un curtain-wall specchiante. In sommità i due corpi laterali sono collegati da una grande trave di acciaio mascherata dal coronamento dell’edificio segnato da una teoria di piccole finestre. Questa rigidità si stempera sia sul retro dove un volume vetrato al centro non segue il disegno simmetrico, sia con il sapiente lavoro ai margini, con il muro di sostegno che in corrispondenza della quota più bassa si allinea alla strada definendo un robusto basamento con i profondi varchi di accesso ai parcheggi interrati.
Il tenore dell’architettura pertanto sollecita la sobrietà di un indirizzo costruttivo che non indulge alla retorica, nella figura di un edificio rappresentativo del pubblico potere, bensì al disegno civile.
L’episodio può ascriversi alla vicinanza con il neorazionalismo europeo degli anni ’70 e ’80 del Novecento, invero guardando più alla scuola tedesca di Oswald Mathias Ungers che alla Tendenza milanese.